La nuova terra dei fuochi. Così ormai da qualche tempo si parla di Brescia e della sua provincia. È vero, il territorio bresciano è espressione di numerose problematiche ambientali. Nei primi 7 anni di attività professionale mi sono occupato di urbanistica e ambiente collaborando con enti pubblici e aziende private col compito di analizzare, proteggere e promuovere le componenti ambientali e paesistiche della progettazione, dagli interventi di ristrutturazione in contesti storici a interventi di nuove edificazioni in aree sensibili.
È vero, le contraddizioni della provincia bresciana sono innumerevoli perché, in fin dei conti, un po' insite nel DNA della sua popolazione, ma è anche vero che in Lombardia le mafie hanno giocato un ruolo importante. La criminalità organizzata ha saputo insinuarsi in modo silenzioso nei settori che potevano offrire l'occasione di delinquere. Infatti le ecomafie rappresentano una cospicua fetta degli introiti economici criminali e a Brescia sono molteplici le spie che si sono accese negli anni e che hanno ricondotto a numerose indagini. Recentemente ho avuto modo di incontrare il responsabile della direzione distrettuale antimafia grazie ad una serie di incontri organizzati da Officina Civica e l'associazione Libera. Dai tavoli di confronto è emerso chiaramente come le mafie abbiano scelto il territorio lombardo e in particolare quello bresciano come “discarica” a partire dagli anni ’80 del secolo scorso. Questa attività ormai longeva e radicata ha contribuito in buona parte al dissesto ambientale ed ecologico della provincia; il resto lo hanno fatto le amministrazioni pubbliche colluse e le aziende private incuranti della salute umana e del territorio. Il caso Caffaro ne è l’esempio lampante ma ultimamente alla ribalta ci sono altri episodi di inquinamento ambientale e di bonifiche mai realizzate, si guardi, per esempio, il caso della collina dei veleni a Berzo Demo in alta Valle Camonica o l’indagine in corso per lo smaltimento di rifiuti pericolosi negli interramenti della Bre.Be.Mi., arteria stradale fortemente voluta dagli imprenditori bresciani.
A Brescia il messaggio che è sempre passato è “l’importante è lavorare”, come dire che tutto il resto può essere messo in secondo piano, compresa la salute. Questa tendenza sta cambiando grazie alla magistratura, ai comitati, alle associazioni e alle numerosissime aziende agricole che combattono quotidianamente per alzare il livello di qualità delle produzioni agricole, fornendo un ottimo presidio per il controllo del territorio, vigilando e che collaborando per un contrasto dal basso a questi fenomeni. Fondamentale in questo momento è non abbassare la guardia e non arrendersi. FUCK ECOMAFIE!!
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