Quando attraverso il territorio in cui vivo e lavoro, ho modo talvolta di osservare meglio ciò che mi circonda e provare rammarico nel constatare quanta poca bellezza è stata prodotta dall’uomo; il paesaggio di cui parlo è un luogo dalla bellezza eccezionale ma purtroppo dominato principalmente dalle pressioni economiche. Parlo delle campagne deturpate dai capannoni produttivi, dell’edilizia insensata e diffusa, delle cave e discariche che inquinano i suoli e le falde acquifere. E’ in momenti come questo che mi torna alla mente un saggio breve dell’architetto paesaggista Franco Zagari “Un disperato bisogno di bellezza” e in particolare un passaggio che contiene anche un aneddoto curioso:
“La bellezza evoca un principio di armonia, di perfezione, un’idea di verità o di esattezza, ma per essere tale in un contesto sociale (…..), richiede un minimo comune denominatore che sia definibile con sufficiente precisione e di adottare dei canoni e dei criteri per riconoscerla e valutarla. (….) Ricordiamo ciò che è successo a Hiroshima, dopo l’Apocalisse atomica; il primo atto della ricostruzione fu un parco. Fu un moto di speranza nel quale un popolo si riconobbe e seppe affrontare unito il peso di un destino atroce”.
Se la bellezza quindi è un valore essenziale per ognuno di noi, ancora di più lo è se si parla di paesaggio. L’art. 9 della Costituzione italiana è ispirato da un’intuizione geniale e di grande respiro che si basa su due principi fondamentali: la tutela del patrimonio e lo sviluppo della ricerca. Nell’epoca contemporanea però ciò di cui abbiamo bisogno è anche un pensiero più rapido e veloce che accompagni le trasformazioni in corso, invece non parliamo di altro che di economia e tasse, in cui è onnipresente ormai la battaglia fra interessi privati. In questo quadro caotico, la bellezza dovrebbe essere la stella polare; le città e il paesaggio ci parlano e quello che trasmettono è ormai quasi totalmente soffocato dalla poca responsabilità con la quale l’uomo ha agito.
Nel libro “L’idiota”, di Fedor Dostoevskji, il protagonista afferma: “la bellezza salverà il mondo” ma mi sento di aggiungere che questo accadrà quando la logica dei numeri apparirà meno comoda e vi sarà più chiarezza dei ruoli; forse la crisi ci sta dando questa opportunità, non sprechiamola ancora.
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