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Le idee vincono?

Scritto da AP Postato il 11/02/2013 pianificazione urbanistica, concorso progettazione, idee Non ci sono commenti



Recentemente abbiamo partecipato a bandi pubblici di progettazione architettonica e urbanistica. Leggendo i bandi, i requisiti per poter partecipare sono innumerevoli e nella maggior parte dei casi sono di difficile comprensione, non tanto nelle richieste ma nella logica che li ha generati. Questa è la dinamica con cui vengono selezionate le domande: una prima scrematura viene fatta richiedendo curricula professionali corposi, caratterizzati come minimo da esperienze decennali nel campo; superata questa prima fase, la proposta vincente è quella che offre il servizio migliore al minor prezzo possibile.

Questo è quanto succede in Italia. Ma funziona così anche negli altri paesi in Europa?

Qualche anno fa, Stoccolma è stata al centro dell’ attenzione per il bando di concorso riguardante la redazione del nuovo piano della città; la prima fase non richiedeva nessun aspetto professionale particolare se non quello di fare luce sul modello di sviluppo urbanistico migliore. Niente curricula professionali, nessuna importanza da dove o da chi provenisse la domanda di partecipazione; il progetto vincente è stato quello che ha proposto il miglior approccio sostenibile allo sviluppo residenziale, infrastrutturale e ambientale. Solo nella seconda fase il curriculum e l’ offerta economica assumevano il giusto peso. Questo semplice meccanismo ha permesso anche a giovani architetti e urbanisti di partecipare.

Allo stesso modo, in Egitto, il bando di progettazione per la nuova biblioteca nazionale, ha permesso a uno studio di giovani architetti norvegesi (snohetta) di aggiudicarsi il premio e il progetto. Questi “novellini”, che non superavano i 35 anni di età, hanno sbaragliato una concorrenza di tutto rispetto, da Zaha Hadid a Renzo Piano. Anche qui la selezione è stata effettuata grazie all’ idea su cui impostare il progetto architettonico della nuova struttura, la più grande opera architettonica pubblica che l’ Egitto stesse affrontando negli ultimi 40 anni. Eppure, nonostante l’ importanza dell’ opera, la selezione ha riguardato solo le idee migliori e non soltanto i nomi di chi le ha presentate.

I vantaggi di questo tipo di approccio al progetto pubblico sono diversi;  prima di tutto la trasparenza e la forza della scelta; in secondo luogo la possibilità offerta ai giovani architetti di emergere e farsi conoscere. Questo meccanismo comprende nella sua struttura anche un’ importante caratteristica: il progetto, urbanistico o architettonico che sia, contribuisce al miglioramento della qualità urbana della città, sviluppato in un’ ottica di lungo periodo e sfruttando le risorse tecnologiche migliori.

Tornando in Italia dobbiamo dire che fino agli anni ’70 esistevano figure carismatiche che con se portavano un’ idea di futuro, sospinti soprattutto dal boom edilizio e dal benessere sopraggiunto. Lo sviluppo urbanistico dei comuni, per quanto mediocre, conteneva un’ immaginario capace di guidare ed effettuare le scelte. Col passare del tempo, gli amministratori si sono sempre più curati di favorire un nome invece dell’ altro, premiando così sempre i soliti studi e appiattendo in modo considerevole la competizione.

Riusciremo anche noi, prima o poi, a premiare le idee?