“Un’architettura può essere considerata di soppravvivenza se non rende difficili (o, piuttosto, se facilita) la produzione di cibo, l’approvigionamento di acqua, la protezione climatica, la salvaguardia dei beni privati e collettivi, l’organizzazione dei rapporti sociali e la soddisfazione estetica di ciascuno”. L’Architetttura di soppravvivenza è anche un libro di Yona Friedman, da cui è tratta la definizione (titolo originale L’Architecture de survie. Une philosophie de la pauvretè. Editions de l’éclat, Paris 2006).