Inizio il mio post settimanale , facendo una dovuta premessa, non sono un economista e non ho nemmeno l’ambizione e la capacità per rubare il mestiere ad un Giannino od un Zingales di turno. Ciò detto in questi giorni ho letto dell’accordo tra la Commissione Europea e lo Stato Cinese per l’importazione di moduli fotovoltaici cinesi. L’accordo prevede” un prezzo minimo di 0,56 euro per watt ed un tetto di 7 GW per i moduli FV importati dalla Cina; di 0,29 €/W e un tetto di 2,3 GW per le celle; 0,66 euro a pezzo e 1 GW di tetto alle importazioni per i wafer. Le aziende che non hanno accettato queste condizioni dovranno invece pagare i dazi. Hanno aderito all'accordo un centinaio di aziende esportatrici cinesi che coprono circa il 60% del mercato europeo. Le imprese cinesi che hanno deciso di non partecipare all'accordo con Bruxelles, e che contano per circa il 30% delle esportazioni verso l'Europa, da venerdì 6 dicembre dovranno dunque pagare i dazi, in media, del 47,6% rispetto al costo del prodotto importato.
La commissione
Europea ha salutato con estrema soddisfazione l’accordo, nel mio piccolo però
voglio interrogarmi e capire se un accordo di questo tipo vada nella direzione
giusta e per direzione giusta intendo: maggiore penetrazione e accessibilità
della tecnologia fotovoltaica e conseguente diminuzione globale delle emissioni
di CO2. Penso di no, penso
che un accordo del genere tuteli molto l’industria fotovoltaica europea, però
di contro non aiuti il mondo delle rinnovabili ed in particolare la tecnologia
fotovoltaica a raggiungere la grid parity e la completa competitività con le
tecnologie di produzione elettrica tradizionale. In soldoni il consumatore
finale non beneficierà della riduzione dei prezzi a cui il mercato stava
tendendo da molti anni, ma molto probabilmente per un periodo che si potrà
protrarre nel tempo, i prezzi rimmarrano stabili. Inoltre l’industria del
fotovoltaico europea sentendosi protetta dal muro commerciale eretto in sua
protezione, potrebbe per così dire sedersi sugli allori e non accelerare nel
processo di sviluppo di nuove tecnologie e riduzione dei costi che la renda
competitiva rispetto all’industria cinese.
Con questo e soprattutto con la premessa fatta in partenza sono ad aprire un dibattito sul tema, consapevole che il mio ragionamento possa essere messo in difficoltà da un semplice aforisma: meglio un uovo oggi o una gallina domani?!!!
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