Parlare di domotica oggi risulta quasi anacronistico. E' un termine che "non va più di moda". E ciò è davvero sconvolgente se si pensa che fino a qualche anno fa le grandi case produttrici di materiale elettrico e tecnologico hanno avviato asset in questa direzione. Pensiamo a BTicino, Vimar, Schneider, che hanno avviato linee di business per cercare di cogliere quei nuovi bisogni che sembravano sorgere nell'abitante di qualche anno fa. Per farlo pensavano fosse sufficiente dotare la casa di tutti gli ultimi dispositivi tecnologici in termini di sensoristica etc e dargli una regia unica e una grande flessibilità di gestione.
Per non risultare anacronistici, oggi occorre parlare di smart home. La domotica è infatti stata soppiantata dalla smart home. Per smart home si intende quella casa in cui le nuove tecnologie dell'IoT (Internet of Things - vedi post greenvolts del 28/04/2014) sono presenti e si interfacciano con la casa come edificio, come involucro e come sistema impiantistico per adeguarne le prestazioni al comfort desiderato facendo della flessibilità e dell'adattabilità in tempo reale ai bisogni dell'abitante il principio cardine attorno al quale sviluppare le nuove tecnologie.
La grande differenza: l'infrastruttura. La domotica si basa su un approccio tradizionale, ovvero innervare il sistema casa con una infrastruttura tecnologicamente avanzata; tecnologia che è quella del momento storico in cui realizzo il sistema domotico. Si tratta di un approccio tradizionale perché riconosce il sistema casa come un sistema fatto di struttura-infrastruttura (intesa in termini di "infrastruttura pesante" dove la relazione con la struttura è strettissima) -finiture. La smart home invece lavora su un'infrastruttura virtuale, sganciata dal sistema fisico casa e che si aggiorna e riconfigura in tempo reale in seguito all'evoluzione dei trend del mercato e dell'ecosistema digitale. Questa differenza ha giocato un ruolo fondamentale nel fallimento della domotica a favore di un approccio molto più leggero ma comunque efficace rappresentato dalla smart home, dove l'utente vive anche un'esperienza di interazione molto più efficiente e gradevole, in quanto tutto il pacchetto (infrastruttura, tecnologia e interfaccia sistema-utente) si evolve in tempo reale ed è disponibile alla fruizione in tempo reale (in quanto molto più vicino al mercato delle app che al mercato delle grandi case fornitrici di impianti e tecnologie domotiche).
I bisogni dell'abitare oggi sono ancora quelli primordiali: la casa risolve oggi gli stessi bisogni dell'uomo preistorico. Cosa è cambiato ? La tecnologia. La struttura invece si evolve molto più lentamente. Ecco allora che la smart home sta puntando sul cavallo vincente: la tecnologia. La domotica invece ha scommesso sul cavallo perdente: la struttura (o meglio, la tecnologia che infrastruttura la costruzione). La tecnologia sulla quale la smart home ha puntato è quella dell'IoT, quella che si innerva sulla smart grid ed è assolutamente indipendente dal sistema casa/edificio. Questo le permette di evolversi con la velocità della tecnologia smart e di rispondere ai bisogni dell'abitare contemporaneo in tempo reale con le soluzioni che il mercato propone in tempo reale.
Il passaggio alla smart home / la sconfitta della domotica è coinciso -se vogliamo trovare un momento significativo nell'evoluzione tecnologica degli ultimi anni- con l'acquisto di Nest da parte di Google. Nest Labs era una start up nata nel 2010 a Palo Alto, California che produceva termostati e rilevatori di fumo connessi ad Internet ed è stata comprata da Google il 14 gennaio 2014 per 3,2mld di dollari. L'acquisto di Google ha sancito il riconoscimento del bisogno di interconnessione, adattabilità, fruibilità, come bisogno contemporaneo ed ha lanciato sul mercato ad un prezzo più che ragionevole un dispositivo che mettesse in condizione qualsiasi individuo di interagire con il proprio sistema casa senza dover conoscere il sistema casa. (A tal proposito un importante tema da prendere in considerazione in questa analisi è il ruolo dell'interaction design, che qui ha giocato un ruolo fondamentale scardinando le logiche tradizionali di interfaccia utente-sistema casa).
Questo trend sembra essere sancito con il deposito del brevettoHomeKit da parte di Apple. Per ora soltanto un brevetto, ma sicuramente una presa di posizione interessante in un mercato che dai tempi di Nest Labs -solo pochi anni fa- sta divenendo mainstream.
Per approfondimenti:
post del 28/4/2014 sull'Internet of Things:
http://www.greenvolts.it/ita/blog/architettura/internet-of-things
Nest:
https://nest.com/thermostat/saving-energy/
Apple HomeKit:
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