Da alcuni anni sentiamo parlare di trasparenza, partecipazione, collaborazione, cittadini 2.0, open data. Tutto ciò si può far risalire al documento che il governo di Barack Obama ha emanato l'8 dicembre 2009, l'Open Government Directive. Un documento col quale venivano gettate le basi per la condivisione di big data governativi e il loro utilizzo da parte della cittadinanza in un'ottica di sussidiarietà.
Dall'e-government all'open government.
A partire dagli anni '90 si è sviluppata una forte attenzione ed un successivo intervento sul tema dell'e-government, ovvero rendere digitale la pubblica amministrazione. Dall'e-gov si è passati durante i primi anni del 2000 all'open gov, considerando la condivisione degli open data come elemento imprescindibile per un reale coinvolgimento della cittadinanza. Passaggio questo, incentivato dalla sempre maggiore complessità dei dati da gestire e dal parallelo avvento dei social network come pratica sociale diffusa. In Italia le "recenti modifiche del quadro normativo sulla gestione del patrimonio informativo delle pubbliche amministrazioni ed in particolare l’assunzione del principio ‘open by default’, effetto della conversione in legge dell’Art. 9 del Decreto Legge 18 ottobre 2012 n. 179 che modifica l’art.52 del Codice dell’Amministrazione Digitale" hanno fatto sì che "a partire dal 18 marzo 2013, scadenza dei novanta giorni previsti dalla Legge, dati e documenti pubblicati online dalle amministrazioni titolari - senza una esplicita licenza d’uso che ne definisca le possibilità e i limiti di riutilizzo – sono da intendersi come dati aperti, quindi dati che possono essere liberamente acquisiti da chiunque e riutilizzabili anche per fini commerciali"[1]. L'effetto di questa apertura non è ancora completamente visibile ma sono già evidenti le basi che questa legge ha gettato in numerose amministrazioni italiane (Torino, Milano, Roma, Palermo, etc...) che vogliono rendere fruibili i dati da parte della cittadinanza.
Dall'open gov alla sussidiarietà quotidiana / al cittadino attivo.
Il modello dell'open gov permette al cittadino di interagire direttamente con l'amministrazione e segnalare eventuali malfunzionamenti o suggerire modalità di funzionamento più efficaci, demandano in ogni caso l'intervento alla struttura pubblica. Il limite di molti modelli di intervento è questo: limitare il ruolo del cittadino che diviene un'antenna sul territorio segnalando malfunzionamenti e problemi al governo centrale senza mai poter divenire parte attiva. L'auspicio quindi è che il cittadino possa essere messo in condizioni (e che si sviluppi una cultura della partecipazione diretta) di intervenire direttamente sul proprio territorio attuando pratiche urbane smart. Perché la città sarà smart quando tutti i suoi cittadini saranno smart. Le basi ci sono tutte, attendiamo la volontà. Di tutti.
Per approfondimenti:
Open Government Directive 8/12/2009:
http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/omb/assets/memoranda_2010/m10-06.pdf
Open data e partecipazione a livello europeo:
http://wegov-project.eu/index.php
Infografica dal sito del governo italiano che mostra la concentrazione degli open data nelle pubbliche amministrazioni italiane:
http://www.dati.gov.it/content/monitoraggio-sullo-stato-dellopen-data-italia-dopo-lopen-default
Laboratorio per la sussidiarietà che basa il suo operato a partire dal principio di sussidiarietà orizzontale introdotto dalla revisione costituzionale del 2001 (ultimo comma art.118):
http://www.labsus.org/index.php
Alcuni siti di PA italiane che hanno iniziato la diffusione degli open data:
Alcuni esempi di partecipazione (il cittadino segnala i malfunzionamenti e delega l'intervento alla Pubblica Amministrazione):
Movimento che favorisce la logica degli open data e che mette al centro delle proprie azioni il coinvolgimento attivo del cittadino (verso una concreta sussidiarietà):
[1]da sito del governo italiano, http://www.dati.gov.it/content/monitoraggio-sullo-stato-dellopen-data-italia-dopo-lopen-default
> Posta un commento...